Nel maggio del 1594 nasce a Viterbo, da famiglia modestissima, Olimpia Maidalchini, che avrebbe avuto un peso preponderante nel governo di Roma per almeno un decennio. In prime nozze sposò un ricco possidente viterbese, che muore dopo appena tre anni, poi concupì Pamphilio Pamphilj, anzianotto e squattrinato, ma dalla grande famiglia, e fratello del futuro papa Innocenzo X.
Arriva a Roma, e inizia l’ascesa. Appena il nuovo pontefice si fu installato in Vaticano, Olimpia orchestra le prime abili mosse per consolidare la sua posizione nella Curia. Il chiaro scendente che ella esercitava sul pontefice divenne subito motivo di scherno da parte del popolino. Donna Olimpia (diventata Pimpaccia dopo una serie di malefatte) offrì quotidianamente materia a Pasquino e Marforio.
La fama delle sue ruberie, l’assenza di scrupoli, la quotidiana battaglia tesa ad accrescere le sue ricchezze, le procurarono l’odio del popolo. Quando nel 1654, il pontefice subì un peggioramento della salute, Olimpia capì che la fine era vicina. da quel momento ogni notte si poteva scorgere una carrozza che attraversava ponte Sisto, procedendo a fatica: era la Pimpaccia che trasportava dal vaticano al suo palazzo di piazza Navona quanto di valore riusciva a sottrarre alla Corte Pontificia.
Dopo la morte del papa, fuggì da Roma, e morì, forse di peste, a 63 anni, a San Martino.