Con papa Clemente VIII ebbe luogo uno dei processi più famosi di Roma risoltosi con una drastica condanna a morte per la Famiglia Cenci. A casa Cenci c’era l’inferno: Francesco era una padre-padrone, massacrava i figli a legnate, li lasciava patir la fame, li costringeva a subire una serie di abusi morali e materiali. Fuori casa non era diverso: uccideva, stuprava e fu perfino accusato di sodomia nei riguardi dei figli di un rigattiere di Lungotevere. Decise poi di trasferire moglie e figlia, Beatrice, in uno sperduto paese d’Abruzzo, Petrella Salto, dove continuava a tiranneggiare e, per di più, a rincorrere incestuosi disegni nei confronti della bella figlia.
Dopo l’ennesimo tentativo di insidiare il figlio di primo letto della seconda moglie Lucrezia, Beatrice escogitò il parricidio, con l’aiuto del fratello maggiore Giacomo, della matrigna e del soprintendente di casa Olimpio.
Tutti vennero arrestati, compreso il fratello minore Bernardo innocente, e processati. Nessuno sconto di pena da parte del papa. La sentenza: Giacomo torturato, ucciso e fatto a pezzi; Beatrice e Lucrezia decapitate; Bernardo condannato al carcere a vita.