Lo ha deciso il presidente del XX Municipio, vista l’insicurezza di quel percorso grazie alla presenza di campi rom.
Se da una parte la decisione, che ha sollevato polemiche nell’assessore alla sicurezza (il cui ruolo e la cui utilità ancora non ho capito, vista la delinquenza che dilaga sotto ogni forma a Roma), presenta un lato positivo, in quanto i cittadini non rischieranno più di essere massacrati a bastonate e derubati, dall’altra fa sorridere, poiché questa chiusura sottolinea ancora una volta l’inefficienza e l’incompetenza dell’amministrazione pubblica di Roma.
Dal momento che non si è in grado, o non si vuol essere in grado, di fronteggiare il pericolo dei rom, dal momento che nessuno ha ancora capito che queste persone, che vivono al margine della civiltà e della legalità, se ne infischiano delle leggi italiane e della vita del prossimo, come hanno ampiamente dimostrato nel corso degli anni, dei decenni anzi, a Roma e in Italia, allora si preferisce chiudere una struttura, interrompere un servizio di pubblica utilità, togliere ai romani un bene, perché quella struttura, quel servizio di pubblica utilità, quel bene si trova vicino ad illegali e abusivi accampamenti rom!
Non era più semplice, più logico, più giusto sbaraccare quei campi, o mettere personale fisso di vigilanza, visto che Roma abbonda di carabinieri, poliziotti e vigili urbani. Una volta tanto, anziché fare rappresentanza, i signori delle forze dell’ordine avrebbero fatto un lavoro per il quale sono pagati: vigilare sulla sicurezza dei cittadini.
Ancora una volta Roma è privata di qualcosa, ancora una volta i romani pagano lo scotto del cavallo di Troia che anni or sono politici senza senno hanno accolto come una risorsa per l’intero paese.
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