La basilica di Santa Sabina all’Aventino è un luogo di culto cattolico del centro storico di Roma, situato sul colle Aventino, nel territorio del Rione XII Ripa. Costruita nel V secolo sulla tomba di santa Sabina, oltre che una delle chiese paleocristiane meglio conservate in assoluto, sebbene pesantemente restaurata, è sede della curia generalizia dell’Ordine dei frati predicatori. È una delle basiliche minori di Roma e su di essa insiste l’omonimo titolo cardinalizio.
La chiesa fu costruita dal sacerdote Pietro di Illiria tra il 422 e il 432, sotto il pontificato di Celestino I. Sulla controfacciata della chiesa esiste un mosaico che riporta in esametri latini la dedica della chiesa. La costruzione avvenne sulla casa della matrona romana Sabina, poi divenuta santa, di cui resta all’interno, addossata alla parete di destra, una colonna di granito. Come risulta da alcune iscrizioni ritrovate nei pressi della basilica (CIL VI, 364 e CIL VI, 365), vicino alla chiesa sorgeva il tempio di Giunone Regina, 24 colonne del quale furono riutilizzate per l’edificazione della chiesa. Secondo altri le colonne della navata centrale ed i portali con stipiti e architravi della basilica, provengono dalla Terme Surane, localizzate nelle vicinanze.
Nel IX secolo, la chiesa venne inglobata nei bastioni imperiali. L’interno fu profondamente rimaneggiato nel corso dei restauri di Domenico Fontana nel 1587 prima e di Francesco Borromini nel 1643 poi. Trasformata in lazzaretto a partire dal 1870, in seguito alla soppressione dei monasteri, fu riportata alla struttura originaria grazie ai restauri di Antonio Muñoz, condotti in due fasi: 1914-19 e 1936-37
Il campanile venne costruito nel XII o XIII secolo e rifatto in epoca barocca. La parte superiore è mozzata e ospita tre campane, risalenti al 1596, 1843 e 1906.
Nel 1219 la chiesa fu affidata da papa Onorio III a Domenico di Guzmán e al suo ordine di frati predicatori, che da allora ne hanno fatto il loro quartier generale.
Al ricordo di Domenico sono legate due curiosità relative a questa chiesa. Nel chiostro si trova una pianta di arancio amaro, secondo la tradizione domenicana piantata nel 1220 da Domenico, che in questa chiesa visse ed operò e nella quale ancora oggi si conserva la cella, trasformata in cappella. Si racconta che Domenico avesse portato con sé un pollone dalla Spagna, sua terra d’origine, e che questa specie di frutto sia stato il primo ad essere trapiantato in Italia. L’arancio – visibile dalla chiesa attraverso un buco nel muro, protetto da un vetro, di fronte al portale ligneo – è considerato miracoloso perché, a distanza di secoli, ha continuato a dare frutti attraverso altri alberi rinati sull’originale, una volta seccato ed ha il primato del più antico albero esistente a Roma. La leggenda vuole che le cinque arance candite, donate da Caterina da Siena a papa Urbano VI nel 1379, siano state colte dalla santa proprio da questa pianta.
Il lapis diaboli
Sempre a Domenico è legata anche la storia della pietra nera di forma rotonda su una colonna tortile a sinistra della porta di ingresso: è chiamata Lapis Diaboli, ossia “pietra del diavolo” perché, secondo la leggenda, sarebbe stata scagliata dal diavolo contro Domenico mentre pregava sulla lastra marmorea che copriva le ossa di alcuni martiri, mandandola in pezzi. In realtà la lapide fu spezzata dall’architetto Domenico Fontana durante il restauro del 1527 per spostare la sepoltura dei martiri. Egli poi gettò via i frammenti, successivamente ritrovati e ricomposti, oggi visibili al centro della schola cantorum.
Nel 1287 la chiesa fu sede di conclave: qui, nell’aprile di quell’anno, si riunirono i cardinali alla morte di papa Onorio IV per eleggere il successore. Quell’anno Roma fu colpita da una terribile epidemia di malaria, che fece sei morti anche tra i cardinali in conclave. Gli altri porporati, presi dal terrore del contagio, abbandonarono la chiesa. Solo uno rimase a Santa Sabina: il cardinale Girolamo Masci. I cardinali tornarono a riunirsi a Santa Sabina solo il 22 febbraio 1288 e quello stesso giorno elessero – forse come premio allo stoicismo del cardinale che da quel palazzo non si era mai mosso – Girolamo Masci che prese il nome di papa Niccolò IV.
Santa Sabina è la prima stazione quaresimale, dove il papa presiede la messa del mercoledì delle Ceneri al termine di una processione penitenziale, che dal 1962 parte dalla vicina chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino (originariamente la processione partiva dalla basilica di Sant’Anastasia al Palatino). Non si conoscono con precisione i motivi per cui sia stata scelta Santa Sabina: alcuni pensano che il papa, in vista delle fatiche quaresimali, si ritirasse lassù per alcuni giorni di riposo. La scelta potrebbe anche essere riconducibile alla forte salita – simbolo degli sforzi necessari alla “salita” verso la perfezione spirituale dell’anima – che doveva percorrere, per raggiungerla, la processione che partiva dalla basilica di Santa Anastasia.