La basilica di San Clemente a Roma, dedicata a papa Clemente I, sorge nella valle tra l’Esquilino e il Celio, sulla direttrice che unisce il Colosseo al Laterano, nel rione Monti. Ha la dignità di basilica minore. Attualmente è retta dalla provincia irlandese dei domenicani.
La basilica che oggi vediamo è stata edificata nel XII secolo ed è collegata al convento domenicano. Il complesso riveste una grande importanza perché si trova al di sopra di antichi edifici interrati per due livelli di profondità, il più antico dei quali risale al I secolo d.C.; i due livelli al di sotto dell’attuale basilica sono stati riscoperti e portati alla luce dal 1857 grazie a padre Joseph Mullooly O.P., allora priore del convento. I tre livelli sono, dall’alto: (1) la basilica attuale, medioevale; (2) la basilica antica, in un edificio già dimora di un patrizio romano; (3) un insieme di costruzioni romane di epoca post-neroniana. Ad un quarto livello sotto i precedenti appartengono tracce di costruzioni romane più antiche.
Queste sovrapposizioni, che si riscontrano in altri edifici romani, sono avvenute in modo particolarmente evidente in virtù delle notevoli sedimentazioni dovute alla posizione (la valle tra i colli Esquilino e Celio) ed a particolari avvenimenti storici (l’incendio neroniano, il saccheggio di Roberto il Guiscardo).
I primi due livelli sotterranei sono stati portati alla luce e consolidati, e sono oggi in buona parte comodamente percorribili e visitabili. La ricchezza di elementi architettonici, artistici e storici, comprendenti l’arco di vita di quasi tutta l’era cristiana, ne fa un monumento unico nella storia dell’arte di Roma.
La basilica superiore fu realizzata nel XII secolo da Anastasio, che fu cardinale titolare tra il 1099 ed il 1120, e fu consacrata in data ancora non precisata. È noto solo che Papa Pasquale II, che ne era già stato cardinale titolare dal 1076 ca. al 1099 in questo ultimo anno venne nominato papa nella stessa basilica. Con queste opere la basilica antica fu demolita nella parte superiore ed interrata fino alla quota di circa 4 m, utilizzando le vecchie strutture come fondazioni di quelle nuove e restringendone la larghezza (la navata centrale della basilica sotterranea è larga quanto la navata centrale più la navatella destra della basilica attuale).
La motivazione più ricorrente della demolizione dell’antica basilica è considerata quella del suo cattivo stato di conservazione, nonché l’accumulo di macerie a seguito dell’incendio delle truppe normanne del 1084 (Sacco di Roma); tuttavia si sono successivamente reperite ulteriori e più profonde motivazioni nel clima di rinnovamento romanico che i benedettini portarono nel clero romano ed italiano in genere, e anche nella profonda relazione della basilica inferiore con l’antipapa Clemente III/Guiberto di Ravenna.
Numerosi interventi successivi ne hanno modificato l’aspetto interno ed esterno; l’aspetto attuale è stato infine definito in un importante restauro effettuato tra il 1713 ed il 1719 voluto da papa Clemente XI e realizzato a cura dell’architetto Carlo Stefano Fontana, nipote del più famoso Domenico Fontana.