Quel che resta di Vanessa è un angolo della metropolitana B di Roma, sottoterra, sono decine di messaggi e scritte che la ricordano e la reclamano. Fotografie, pupazzi, biglietti, una transenna a racchiuderli, con la gente che passa, si ferma a leggere, a guardare incuriosita.
Quel che resta di Vanessa è ormai un ricordo, la notizia appresa in televisione, la brutalità di un assassinio gratuito, il dolore della perdita, di una vita spezzata senza motivo.
Quel che resta di Vanessa è anche la rabbia, il bisogno di giustizia, la consapevolezza che siamo soli, che nel pericolo siamo circondati dall’indifferenza di chi abbiamo accanto.
Quel che resta di Vanessa è un funerale e belle parole. Un’immagine sulla lapide, fiori e lacrime per chi resta.
Quel che resta di Vanessa sono adesso le infamanti notizie dei media. Un rigirare il coltello nella piaga con la storia del suo passato, di tracce di sostanze tossiche nel suo sangue.
Si vuole giustificare il suo omicidio. Si tenta vergognosamente di sminuire l’azione della sua assassina, il cui sangue chissà se è stato sottoposto ad esame. Chi ha colpito è vivo, chi è stato colpito è morto. Se chi ha subìto era sotto effetto di droga, sotto quale effetto era il suo carnefice?
Non toccate Vanessa, vittima della barbarie e dell’indifferenza. Di lei, una ragazza di 23 anni, resta ormai solo il ricordo.
Lasciamolo puro.
Giornalisti, vile razza, razza bastarda…
Pingback: L’insostenibile presenza dei rom » Delinquenza a Roma Roma vissuta