La predicazione di Arnaldo da Brescia favorì la partecipazione popolare al governo della città. Infiammati dal riformatore Arnaldo da Brescia che inquadrava il movimento in una visione di rinascita mistico-sociale, i romani proclamarono nel 1144 la “Renovatio Senatus”.
A Roma si avviò un processo di autonomia di nuovi clan familiari che sostituirono le antiche famiglie di un tempo, ormai disgregate; ad essi si unirono i nuovi ceti imprenditoriali, attivi nell’agricoltura e nel commercio. Arnaldo appoggiò l’istituzione del libero Comune predicando nello stesso tempo una riforma in senso evangelico dei costumi ecclesiastici. Papa Adriano IV ne chiese l’espulsione da Roma e, di fronte al rifiuto del Senato, lanciò l’interdetto sulla città.
Arnaldo fuggì da Roma, ma l’imperatore Federico Barbarossa, per ingraziarsi il papa, lo fece arrestare e lo consegnò al prefetto della città.Fu impiccato e bruciato nel 1155 e le sue ceneri vennero sparse nel Tevere perché ne fosse cancellata la memoria.